Conferenza “EATP”

Praga, 15 maggio 2000

Osservazioni di Ralf Dreyer
Rappresentante della Commissione Europea

Signore e Signori,

E' per me un grande onore partecipare a questa conferenza in rappresentanza della Commissione Europea.

Dovreste essere d'accordo con me che, oggi, il sogno dei Padri Fondatori di una Europa unita, interdipendente sia politicamente che economicamente, con governi che collaborano su un numero sempre più ampio di punti, con cittadini che possono viaggiare liberamente senza controlli di frontiera, si è in larga misura realizzato.

Nelle ultime decadi e anni si sono infatti ottenuti grandi risultati:

  • La Comunità Europea a sei è diventata l'Unione a quindici ed è in corso un ulteriore allargamento.
  • Il mercato interno è una realtà unica di 370 milioni di consumatori.
  • Da gennaio 1999 si è introdotta la moneta unica.
  • Importanti progressi si sono fatti riguardo a difesa e sicurezza.
  • E infine l'Unione Europea ha cominciato ad occuparsi di argomenti che interessano tutti i cittadini europei, come lavoro, ambiente e politica sociale.

Allo stesso tempo il nuovo secolo porta una delle più grosse sfide che l'Unione si trova di fronte, vale a dire l'allargamento a Est e Sud che è diventato un processo irreversibile e una delle priorità essenziali dell'Unione.
Ma questo allargamento è diverso dai precedenti e rappresenta una esperienza completamente nuova nonostante tutte le lezioni che il passaggio da sei a quindici membri ha comportato; deve essere visto come parte del processo storico che sta ridisegnando la geografia politica dell'Europa.

Perché questo allargamento è diverso dai precedenti?

Primo perché la Comunità stessa è andata e sta ancora andando avanti nel coprire nuove aree politiche e nell'approfondire le politiche comuni. Conseguentemente gli sforzi che un nuovo Stato Membro deve compiere per raggiungere la crescente integrazione - con la sua complessa legislazione e il suo grande mercato interno - diventa sempre maggiore. Contrariamente a quanto è accaduto in precedenza, ora la negoziazione comprende aree come la giustizia e gli affari interni, l'unione monetaria, la sicurezza e la difesa.

Secondo, il punto di partenza dei paesi candidati dall'Europa Centrale e dell'Est è diverso da quello dei candidati precedenti. Nonostante tutti i legami storici e culturali fra Europa Occidentale e Europa dell'Est, c'è anche, oltre ad una grossa differenza in termini economici, una differente tradizione politica e culturale dovuta al precedente sistema di potere che non può essere ignorata.

Terzo, il nuovo allargamento aumenterà la popolazione da 370 a 550 milioni e quasi raddoppierà il numero di Stati Membri, che saranno 28 o più.

La cosiddetta strategia del pre-accesso comprende l'individuazione di una serie di priorità per i paesi candidati, fornendo loro l'assistenza finanziaria di esperti, coinvolgendoli nei programmi e nelle agenzie della Comunità e registrando i loro progressi nel raggiungiomento dei requisiti richiesti dai Paesi Membri.

Questi requisiti comprendono i Criteri di Copenhagen adottati nel 1993 dal Consiglio Europeo di Copenhagen. Il criterio politico comprende una democrazia funzionante con istituzioni stabili, l'applicazione della legge, il rispetto dei diritti umani e la protezione delle minoranze.Il criterio economico richiede la realizzazione di una economia di mercato funzionante in grado di far fronte alla pressione della competizione delle forze del mercato.

Il terzo criterio è legato alla capacità di adottare gli obblighi della partecipazione, cioè l'intero pacchetto di leggi della Comunità Europea, il cosiddetto "acquis communautaire".

L'aspetto più complesso relativo al processo di allargamento sarà di "mantenere lo slancio" sia nei paesi candidati sia dentro l'Unione.

Come sapete le principali decisioni sull'allargamento sono state prese durante il Consiglio Europeo a Lussemburgo nel dicembre del 1997, quando fu stabilito di aprire il negoziato con sei paesi candidati, vale a dire Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Polonia, Slovenia e Cipro e in quello di Helsinki nel dicembre del 1999 che ha deciso di includere nel processo di negoziazione gli altri sei paesi, Bulgaria, Latvia, Lituania, Malta, Romania e Slovacchia, sulla base del raggiungimento di certe condizioni.

Queste decisioni hanno dato un segnale positivo alle popolazioni dei paesi candidati sulla determinazione della UE a muoversi concretamente verso l'allargamento. Il fatto che ci sia una forte volontà politica è stato ancora una volta confermato dal Cancelliere tedesco Schroeder durante l'incontro con i Primi Ministri dei paesi del Visegrad a Gnezdo.

Le decisioni prese ad Helsinki sono tese a mantenere lo slancio e hanno stabilito il principio di differenziazione cosicché ogni paese procede con il suo proprio passo e si unirà quando sarà in grado di rispettare tutti i parametri richiesti. Il fatto che il secondo gruppo, il cosiddetto gruppo di Helsinki, sia coinvolto con quelli del primo gruppo di Lussemburgo potrebbe avere un ruolo importante nel favorire la via delle riforme in quei paesi.

Allo stesso tempo anche la UE deve spingere per importanti e indispensabili riforme istituzionali necessarie per creare un allargamento dell'Unione che funzioni. Tutti sono d'accordo che le istituzioni progettate per sei stati membri, già insufficienti per una Europa a 15 stati, dovranno essere ridisegnati per una UE di 28 stati. La Conferenza Intergovernativa si è fatta carico di questa necessità e sta ora tentando di risolvere almeno il problema del numero dei commissari, l'estensione del voto a maggioranza e la ridistribuzione dei voti assegnati ad ogni paese. Ovviamente la Conferenza può decidere di aggiungere altri punti alla sua agenda, ma la decisione spetta ai Paesi Membri.

La conclusione principale comunque è che l'UE sarà pronta all'allargamento non appena i cambiamenti concordati durante la Conferenza Intergovernativa saranno ratificati da tutti gli Stati Membri. Naturalmente saranno i vari parlamenti a decidere la tempistica con cui vorranno accettare i cambiamenti ai trattati dell'Unione.
Il calendario che l'UE si è data per se stessa è comunque molto chiaro: l'Unione si è imposta di fare ogni sforzo per completare la Conferenza Intergovernativa per dicembre 2000, rendendo così possibile una rapida ratifica da parte di tutti gli Stati Membri entro i due anni successivi. I nuovi membri potrebbero così entrare nel 2003.
Questo dipenderà unicamente dalla rapidità con la quale ogni Paese candidato farà progressi nel raggiungere i già citati criteri e cioè nell'adattamento del loro sistema economico, sociale, ambientale e legale.

Nel caso specifico della Repubblica Ceca tutto dipenderà dalla velocità con la quale essa affronterà problemi come la riforma della pubblica amministrazione, la riforma giudiziaria e l'accelerazione delle privatizzazioni compresa l'ulteriore liberalizzazione dei prezzi e il miglioramento della legislazione dell'attività economica.

Più specificamente, riguardo ai Criteri di Copenhagen, vediamo qual è la situazione della Repubblica Ceca

Riguardo ai criteri politici si sa che l'UE è molto interessata alla protezione delle minoranze. La situazione della comunità Rom nella Repubblica Ceca è vista come area dove sono necessari progressi.
La situazione della comunità Rom è un problema a più facce che richiede uno sforzo continuo da parte delle autorità per fare progressi significativi nel medio periodo. Al riguardo va notato che l'introduzione del concetto di integrazione nel medio periodo costituisce uno sviluppo molto positivo che dimostra l'intenzione del Governo di lavorare per la soluzione di questa difficile problematica.

Rispetto al secondo criterio, la situazione macroeconomica generale nella Repubblica Ceca sta lentamente migliorando dopo una lunga recessione. Economicamente la Repubblica Ceca è già ben integrata in Europa: nel 1999 più del 69% delle esportazioni erano assorbite dal mercato dell'UE e il 64% delle importazioni venivano da paesi dell'UE. Questo bilancio di rapporti evidenzia come l'economia ceca possa rispettare il secondo criterio di Copenhagen nel medio periodo.

Sotto l'aspetto economico si sono fatti progressi importanti dall'ultimo Regular Report: la privatizzazione del settore bancario è continuata di buon passo con la vendita di Ceska sporitelna a Erste Bank; il piano di salvataggio reso noto dal Governo dovrebbe gettare le basi per concludere la vendita di Komercni banka per la fine dell'anno o l'inizio del 2001. Progressi si sono registrati anche nella ristrutturazione delle società Ceche. L'Agenzia per la Rivitalizzazione ha cominciato a lavorare dimostrando tutta la sua determinazione ad affrontare la difficile situazione finanziari di molte imprese in un modo che tenga conto dell'economia di mercato.

Il Report segnala anche la necessità di migliorare significativamente la legislazione dell'attività economica nella Repubblica Ceca. Anche qui si possono vedere segnali positivi, come emendamenti alla legge sulla bancarotta nell'ottica di facilitare le ristrutturazioni.

Sono stati introdotti altri punti chiave della legislazione, come la legge sul diritto d'autore, sulle telecomunicazioni, sugli aiuti statali. La riforma generale della giustizia, in discussione in Parlamento, dovrebbe contribuire in modo significativo ad accelerare i giudizi, renderli più efficaci e più aderenti alle esigenze del mercato di quanto non lo siano stati fin'ora.

Riguardo al terzo criterio di Copenhagen, quello legale e amministrativo, la velocità alla quale la legislazione dell'UE è fatta propria dal Governo e trasformata in legge dal Parlamento è aumentata notevolmente dalla stesura dell'ultimo Regular Report della Commissione Europea sui progressi fatti dalla Repubblica Ceca. Questo è un fatto molto positivo che consente di essere ottimisti riguardo alla possibilità che la Repubblica Ceca entri nell'Unione Europea con i paesi meglio preparati.
Comunque, oltre a questo, un servizio civile e giudiziario ben addestrato che possa implementare la legge dell'UE è una condizione essenziale e complementare alla quale la Repubblica Ceca deve continuare a lavorare. Al riguardo, riforme importanti come la definizione delle regioni o la legge sul servizio civile sono essenziali per vincere questa sfida.

Queste le conclusioni

Non c'è dubbio che l'allargamento della UE è nell'interesse sia dei paesi candidadti che dell'Unione. Il mercato interno arriverà a 500 milioni di consumatori in un'area senza confini dove beni e servizi potranno circolare liberamente. L'allargamento porterà anche stabilità e sicurezza, rispetto dei diritti umani, supremazia della legalità, sviluppo e prosperità.
Da parte dell'UE c'è la ferma volontà a procedere verso l'allargamento e abbiamo già fatto un buon cammino nella giusta direzione. Questo sarà dimostrata entro la fine dell'anno quando la Commissione sottoporrà al Consiglio l'elenco dei paesi - che è auspicabile comprenda anche la Repubblica Ceca - che sono nelle condizioni di finalizzare il negoziato per entrare in Europa a partire dalla fine del 2002.
Ovviamente del lavoro deve ancora essere fatto dentro e fuori l'Unione e nel breve periodo questo può essere una sfida per molti di noi, ma se continueremo a lavorare è certo che il prossimo allargamento sarà un grosso successo.


Questo articolo è pubblicato sulla rivista NF Nuove Fibre, consulta il sommario.