Mercato e strategie dell'industria della confezione

I consumi tessili e quelli relativi all’abbigliamento in particolare, costituiscono consumi primari, che interessano tutti gli uomini indipendentemente da reddito, struttura sociale ed economica.

Reddito, struttura sociale ed economica influenzano invece la quantità di questi consumi e la qualità. Esemplificando: nei paesi a più alto reddito i consumi tessili hanno perso gran parte della loro connotazione originale e sono importanti sotto l’aspetto dell’immagine e della moda; viceversa nei paesi a minor reddito è ancora molto importante il valore dell’uso primario dell’abbigliamento.

L’industria della confezione, che realizza i prodotti per il mercato finale, ha subito e sta subendo ancora, profonde modifiche: la sua struttura (tipicamente fatta da aziende molto piccole; in Italia si danno valori medi di 6 addetti per azienda) e la sua collocazione a stretto contatto con il mercato finale, hanno accentuato ed esasperato alcuni problemi.

L’industria della confezione deve riuscire a ridurre significativamente la quota, ancora molto alta, del costo del lavoro, ricorrendo ad automazione, cambiamento tecnologico e riorganizzazione, è destinata ad emigrare sempre più verso altri paesi (di recente o di nuovissima industrializzazione...) e questa emigrazione trascinerà con sé anche il tessile propriamente detto.

La domanda cedente spinge verso una proliferazione delle proposte (in termini di struttura di tessuti e di struttura dell’abito) con una conseguente riduzione delle dimensioni dei lotti per un numero crescente di prodotti.

Questa situazione si scontra con le esigenze della "razionalizzazione del sistema" che sarebbe favorita dalla standardizzazione e dalle dimensioni più elevate dei singoli lotti e con la struttura artigianale della confezione italiana che comunque non può allargare la propria gamma produttiva e deve operare in nicchie.

Le nicchie sono citate spesso in maniera anche fuorviante: ormai tutti lavorano in nicchie; in qualunque posizione del mercato si possa collocare una azienda (nicchia più o meno ampia e comoda), dovrà fare i conti con gli abitanti di nicchie più piccole, sottostanti, che sono costretti a crescere e con quelli che abitano nicchie molto più ampie che, consolidatisi in quelle, scendono a saturare altri spazi.

Sono mutate le attese del cliente e le potenzialità stilistiche e qualitative delle imprese (dotate di una struttura ed una cultura di tipo artigianale, volte comunque a livelli qualitativi elevati). L’innovazione ha riguardato quindi sia i modelli (lo stilismo...) che i materiali ed è stata di grande importanza la prossimità con una certa industria tessile.

Sul versante dei costi e della struttura produttiva si sono fatti passi in avanti decisivi, sia attraverso il decentramento (locale ed internazionale) sia con l’introduzione di innovazioni.

I punti di forza sono costituiti da:
• prodotti ad alta qualità strutturale-intrinseca;
• capacità di mantenere gli standard qualitativi impostati (ingegnerizzazione);
• capacità di gestire i flussi (informativi e produttivi) per arrivare a tempi di consegna brevi e comunque affidabili.

Il contributo significativo dell'industria dell'abbigliamento alla bilancia dei pagamenti del nostro paese è l'elemento più positivo, dal quale anche gli altri traggono valore (numerosità delle imprese, diffusione sul territorio nazionale, occupazione...).

Questa situazione di effettiva leadership a livello mondiale è dovuta, nel passato più o meno recente, ad una serie di motivi che si possono così riassumere:
• effetto positivo e trascinante di quell'insieme di fattori che sono andati sotto il nome di Made in Italy;
• struttura artigianale che ha consentito la necessaria flessibilità al mutare degli input del mercato, con costi contenuti e comunque accettabili;
• qualità "oggettiva" notevole, soprattutto grazie alla struttura artigianale, con la cultura che questa comporta;
• la prossimità con una industria tessile importante (quando non addiritura integrazione con essa) che ha giocato positivamente sugli aspetti innovativi del proprio prodotto: l'innovazione è evidentemente nei modelli e nei materiali; questa è stata resa più facile o comunque possibile da una industria tessile che ha vissuto nello stesso clima prima indicato;
• il decentramento produttivo (in alcune aree geografiche almeno) ha consentito l'aggregazione di "isole" che hanno potuto innovare i propri metodi produttivi per arrivare a realizzare economie di scala ed efficienze notevoli;
• molte industrie hanno scelto e sviluppato il decentramento delle fasi in altri paesi raggiungendo vantaggi economici significativi che sono in parte ricaduti sull'intero sistema, consentendone il mantenimento e la crescita.

Se questo è stato il passato, anche recente, si devono però notare alcuni elementi di novità, soprattutto nell'ambito delle tecnologie disponibili oggi e, soprattutto, di quelle che lo saranno nel breve-medio periodo.

Al di là dell'immagine che l'industria della confezione dà di sé, si deve notare che alcune innovazioni significative sono già state introdotte e che l'attenzione del mercato per innovazioni sempre più spinte è notevole.

Non a caso gli investimenti in innovazione (informatica ed automazione) sono stati sensibili ed hanno riguardato molte aziende e molti campi di applicazione.

Resta però l'apparente contraddizione di fondo: si è innovato là dove il contenuto di lavoro era sì ad alto valore aggiunto, ma di fatto modesto (progettazione, sviluppo taglie, taglio...); lo si è fatto molto meno per le fasi a più alto contenuto di lavoro, anche se di tipo più ripetitivo e quantitativo (assemblaggio e cucitura). A questo hanno contribuito l'oggettiva difficoltà di introdurre cambiamenti significativi nella tecnologia e quella, altrettanto pesante, di poter automatizzare il processo.

La grande eterogeneità dei prodotti, le dimensioni limitate dei lotti, la grande variabilità intrinseca del manufatto tessile, hanno reso finora impossibile, almeno sotto il profilo di un valido rapporto costi/benefici, interventi che avessero non tanto il valore di una ottimizzazione, quanto quello di un vero e proprio salto di qualità.

Gli osservatori più attenti sembrano indicare che le strategie vincenti nel passato più recente non potranno essere riproposte nel futuro senza adattamenti significativi e che questi dovranno essere anche relativi soprattutto all'innovazione tecnologica.

Gioca a favore di un certo ottimismo per soluzioni valide anche il forte concorso di tecnologie collegate che sono in rapida e costante crescita: si pensi alle tecnologie della visione, all'impiego di sensori e di dispositivi di grande precisione per movimentare pezzi, all'informatica che riesce a collegare in rete elementi differenti e remoti di un sistema complesso, per scambiare ed impiegare in tempo reale numerose informazioni, in rapida evoluzione.

Le attività produttive e la confezione è un caso emblematico, si presentano sempre più come sistemi, di vario livello di complessità, ma che devono essere affrontati in quanto tali: lo sviluppo quindi non è legato ad una specifica e singola innovazione, anche se importante, ma alla crescita di tutti gli elementi del sistema.

L'industria della confezione nei paesi più industrializzati potrà mantenere le proprie posizioni solo se potrà operare questo sviluppo a largo spettro, di sistema. Esistono a questo proposito significativi elementi per affermare che avverranno modifiche sostanziali nel breve-medio periodo.


Questo articolo è pubblicato sulla rivista NT Nuovi Tessili , consulta il sommario.