EDITORIALE

JEC ha, da alcuni anni, l'ambizione di diventare la manifestazione più importante per i materiali compositi, non solo in Europa, e l'impatto della manifestazione è stato tale da giustificare questa ambizione: le dimensioni sono venute crescendo nel tempo e la manifestazione viene a coprire, via via, aree differenti della tecnologia e delle applicazioni.

L'impressione è che comunque i materiali compositi e le loro applicazioni debbano ancora crescere e sfruttare appieno le potenzialità intrinseche di questi materiali, che li rendono capaci di rispondere al meglio alle esigenze più forti del mondo attuale.

Visitando la fiera si è avvertito nettamente la forte dicotomia ancor oggi esistente tra le applicazioni che hanno dato vita alla tecnologia stessa, come l'aerospaziale e lo sport d'eccellenza e quelle più di massa che riguardano un insieme molto più vasto di prodotti e di clienti, come nel caso dell'auto e delle costruzioni civili.

Questa dicotomia significa, sotto l'aspetto delle fibre impiegate come rinforzo, fibre di carbonio e speciali da un lato, fibre di vetro dall'altro.

Un'altra considerazione ci sembra di particolare rilevanza, soprattutto per chi, come noi, guarda alla realtà dei compositi attraverso la lente dell'industria tessile, ovvero per chi considera il mondo dei compositi uno sbocco delle lavorazioni tessili, dell'industria tessile.

Le potenzialità della tecnologia tessile, quella di disporre nello spazio le fibre, nel modo voluto, con strumenti semplici, in modo ripetitivo e sostanzialmente economico, trova ancora applicazioni modeste: il rinforzo tessile è, nella maggior parte dei casi, costituito da fibre estremamente corte, per la scala tessile, disposte alla rinfusa, le strutture tessili più semplici (unidirezionali e tessuti trama-ordito) coprono le altre esigenze più particolari; strutture 3D, complesse rappresentano, ancora oggi, dei casi eccezionali e scarsamente significativi intermini industriali.

Crediamo comunque che sia le strutture a maggiore contenuto tessile, sia le fibre specialistiche, siano destinate ad aumentare la loro presenza ed incidenza, anche perché le applicazioni standard dei compositi standard, a base vetro, ormai sono in fase di avanzato consolidamento e si prospetta quindi, per loro, un possibile declino.

Forse anche per questo si stanno cercando nuovi sbocchi ai compositi e si cerca di innovare le stesse fibre di vetro (es. con la realizzazione di filati ibridi).

Un accenno poi all'impiego, come rinforzo di fibre naturali e di fibre riciclabili: i materiali compositi, per loro natura, non sono particolarmente adatti per rispettare le attuali esigenze ecologiche: si pensi che per i compositi, la forma più tipica di smaltimento è costituita dalla macinatura del manufatto a fine vita.

Per ovviare a questa situazione si ricorre, ancora a livello di casi di studio, all'impiego di fibre naturali, come rinforzo oppure all'impiego di fibre rigenerabili e biodegradabili.

In questa ottica si pone anche i ricorso a resine e fibre di rinforzo della stessa natura polimerica, così da facilitare smaltimento e recupero.

Un accenno infine all'Italia: la presenza espositiva è stata importante, in linea con le passate edizioni, mentre i visitatori sono sembrati in crescita: si tratta di una impressione che verrà confermata o smentita quando saranno disponibili le statistiche ufficiali.


Questo articolo è pubblicato sulla rivista NT Nuovi Tessili , consulta il sommario.