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La valutazione delle prestazioni dei sistemi tessili per la protezione dagli effetti termici dell'arco elettricoNegli ultimi anni, le conoscenze sulla natura degli archi elettrici accidentali e sul loro potenziale impatto sugli operatori hanno registrato significativi progressi. Migliaia di lavoratori sono potenzialmente a rischio, per esempio quelli che lavorano in ambienti industriali come gli impianti chimici e le raffinerie, oltre ovviamente a chi lavora a contatto con l'elettricità nei servizi ecc. ![]() Genevieve Laverty, Du Pont Engineering FibresIntroduzioneL'ultimo decennio ha registrato importanti scoperte nella conoscenza della natura degli incidenti provocati dagli archi elettrici e dei pericoli per quanti si trovano nelle vicinanze. Oltre ai rischi più ovvi di elettrocuzione e di shock fisico, esiste un altro rischio, forse più insidioso, ossia l'effetto termico prodotto dall'arco elettrico. Insidioso perché l'evento genera una grande quantità di energia termica radiante che, invisibile agli occhi, può avere gravi conseguenze, anche fatali, per le ustioni di secondo o terzo grado sulla cute. Un arco elettrico è, per definizione, un fenomeno accidentale e quindi inaspettato. In confronto a una fiammata improvisa, fenomeno più comune, l'arco elettrico è un evento piuttosto breve, che in genere non dura oltre un secondo perchè gli interruttori di sicurezza interrompono il circuito appena si verifica l'incidente. L'energia generata dall'arco elettrico puù essere fino a tre o quattro volte superiore a quella di una forte fiammata improvisa ed è proprio questa concentrazione di energia in un cosè breve lasso di tempo che puù avere effetti fatali sui lavoratori che si trovano nelle vicinanze. Un'altra significativa differenza è che una fiammata è visibile, a causa delle fiamme appunto, e l'energia termica è per il 50% circa di tipo convettivo (le fiamme) e per il restante 50% radiante. Nel caso di un arco elettrico, l'energia radiante può raggiungere il 90% e si possono quindi avere ustioni severe anche se l'evento è accompagnato da poca o da nessuna fiamma. Misura delle ustioniIl lavoro effettuato da Stoll e Chianta negli anni '60 [2,3] ha aiutato a quantificare la risposta della pelle e dei tessuti umani alle fonti di energia termica. Quando i tessuti passano dalla temperatura normale del sangue di 36,5°C a una temperatura superiore a 44°C, cominciano a verificarsi ustioni della pelle ad una velocità che dipende dal livello della temperatura. Per esempio, a 50°C il danno alla cute è circa 100 volte più rapido di quello che si avrebbe a 45°C, mentre a 72°C la cute subisce quasi istantaneamente una distruzione completa. Dato che l'energia termica di un arco elettrico può generare temperature intorno a 13.000°C, più del doppio della temperatura della superficie del sole [4], un operatore vicino all'incidente ha un altissimo rischio di ustioni di secondo o terzo grado.
Oltre al collaudo dei tessuti su piccola scala, questa teoria è stata estesa al collaudo di indumenti protettivi su manichini dotati di rilevatori calorimetrici collegati a sistemi informatici per analisi quantitative. Un esempio di questo tipo di attrezzature di collaudo è il sistema computerizzato Thermo-Man® di DuPont, dotato di 122 sensori distribuiti uniformemente sulla superficie del manichino. Per la prova viene generata una forte fiammata e il software traduce l'informazione dell'aumento della temperatura come percentuale di possibilità di ustioni di secondo e terzo grado.
L'abbigliamento protettivo deve fornire una resistenza permanente alle fiamme. Non può fondere, prendere fuoco o continuare a bruciare dopo l'incidente; non può rompersi e deve isolare l'utilizzatore dall'energia termica generata dall'arco elettrico. I tessuti convenzionali possono prendere fuoco e continuare a bruciare sul corpo, aumentando cosè la gravità delle ustioni. Possono prendere fuoco i tessuti a base di cotone, viscosa e lana, mentre possono prendere fuoco ed inoltre sciogliersi quelli in poliestere e poliammide. Attualmente un gran numero di lavoratori dell'industria indossa indumenti di questo tipo e, nel caso di un incidente da arco elettrico, non hanno nessuna protezione e possono subire ustioni gravissime se non addirittura fatali. E' possibile migliorare nettamente il livello di protezione utilizzando indumenti realizzati con fibre capaci di proteggere dal calore e dalle fiamme. Protezione dagli effetti termici degli archi elettriciIl primo passo per realizzare questo miglioramento deve essere compiuto dalle aziende che devono valutare il rischio dello specifico ambiente di lavoro, definendo lo scenario peggiore in termini di valori massimi di corrente, tensione, distanza fra i poli e durata di un arco, oltre alla distanza tra lavoratore e arco elettrico. Con questi dati è possibile valutare, in cal/cm2, l'energia termica generata da un arco elettrico. Contemporaneamente, effettuando diversi test di esposizione all'arco, ad esempio con Arc-Man di DuPont, si può misurare la prestazione di un sistema tessile esposti. Nel caso specifico di protezione dai rischi dell'arco elettrico, il valore della prestazione - denominato Arch Thermal Performance Value (ATPV) - è definito come il limite di energia termica che un tessuto può sopportare prima che l'utilizzatore subisca ustioni di secondo grado; più elevato l'ATPV, maggiore la protezione.
L'ATPV aumenta con l'aumento del peso dei tessuti protettivi. Inoltre il livello di protezione termica fornito da due strati di tessuto leggero è molto superiore rispetto a quello di un singolo strato pesante e superiore alla somma dei due strati presi singolarmente, grazie allo strato isolante di aria tra i tessuti. Per esempio, un tessuto Nomex® Delta C del peso di 225 g/m2 ha un ATPV di 6 cal/cm2 e due strati dello stesso tessuto hanno un ATPV, non di 12 cal/cm2, ma di 22 cal/cm2, con un incremento di 10 cal/cm2.Torniamo all'esempio di un ambiente operativo dove un arco elettrico, nel peggiore dei casi, può generare 6 cal/cm2. Questa energia può svilupparsi in modi diversi, perchè dipende da quantità di corrente, tensione, durata e distanza fra i poli, insieme alla distanza dell'addetto dall'arco. Un modo in cui si può sviluppare un'energia di 6 cal/cm2 è mostrato in Tavola 2, dove la corrente dell'arco è 4 kiloampere, la durata 0,5 secondi, la tensione 300 V, la distanza fra i poli 15 cm e la distanza tra lavoratore e fonte dell'arco 30 cm (cioè la distanza dal gomito alle dita, com'è normale lavorando con basse tensioni). Si vede che l'energia termica generata aumenta notevolmente con l'aumentare della corrente o della durata dell'arco. Lo stesso andamento per la distanza fra i poli.
Riducendo alla metà la distanza fra addetto ed arco il lavoratore è sottoposto ad una una energia termica quattro volte superiore. L'effetto di un arco elettrico può quindi essere ridotto in modo significativo portando gli operatori ad una distanza superiore dalle apparecchiature sotto tensione. È inoltre chiaro che, in occasione di incidenticon livelli molto elevati di energia, gli addetti non possono avere una adeguata protezione col solo uso di abbigliamento protettivo e dovrebbero utilizzare altre pratiche operative, come bastoni a gancio per rimanere distanti dalle apparecchiature sotto tensione.Oltre al test per misurare l'ATPV dei tessuti è possibile effettuare prove sull'indumento protettivo. Questo approccio più qualitativo permette un'ispezione visuale dell'indumento realizzato con un sistema tessile di cui è già conosciuto l'ATPV e verifica se il tessuto può prendere fuoco, sciogliersi o rompersi. Si può inoltre realizzare ildiagramma della curva di Stoll, collegando i rivelatori termici ad uno specifico software. Se la curva dell'indumento è superiore alla curva di Stoll di riferimento, significa che l'utilizzatore di tale indumento non ha una protezione adeguata contro le ustioni di secondo grado; se invece è inferiore l'indumento può fornire un livello adeguatodi protezione termica dall'arco in quelle particolari condizioni operative. È necessario sottolineare, comunque, che i risultati delle prove sugli indumenti non possono essere estrapolati ad altre condizioni operative e quindi è più scientifico e sicuro stabilire l'ATPV sui sistemi tessili protettivi piuttosto che effettuare collaudi qualitativi sugli indumenti. ConclusioniIl pericolo degli incidenti da arco elettrico è reale e le conseguenze sono costose in termini umani ed economici. Come per ogni altra situazione pericolosa negli ambienti di lavoro, l'azienda deve effettuare una valutazione dei rischi e fornire un adeguato equipaggiamento protettivo ai lavoratori che operano in aree dove potrebbe verificarsi unincidente per arco elettrico [1]. L'abbigliamento protettivo deve essere selezionato per rispondere alle esigenze del caso peggiore di esposizione per ogni particolare situazione operativa. Una protezione non adeguata porta ha ovvie conseguenze in termini di livello di ustioni, ma anche una sovrapprotezione è da evitare perché di solito significa un abbigliamento protettivo troppo pesante e ingombrante con effetti negativi sul comfort del lavoratore. Gli indumenti pesanti possano anche indurre alla tentazione di sbottonare camicia o maniche, se non addirittura a togliersi camicia o giacca che fanno parte del sistema di abbigliamento protettivo. Occorre quindi trovare la combinazione ottimale tra protezione termica e comfort per ottenere un sistema protettivo del giusto peso e con un adeguato numero di strati di tessuto. Il design degli indumenti può anche fare la differenza nel comfort e nelle prestazioni termiche protettive: gli indumenti ampi forniscono ulteriore protezione termica grazie all'aria tra tessuto e corpo. Il sistema tessile protettivo deve inoltre essere resistente all'usura per risultare una soluzione economicamente vantaggiosa per l'azienda che deve fornire i sistemi di protezione personale ai dipendenti. Le fibre aramidiche Nomex® di DuPont rappresentano una soluzione ideale per realizzare tessuti e indumenti con intrinseca resistenza alla fiamma, che non prendono fuoco, non si sciolgono, non continuano a bruciare nel caso di arco elettrico, che non si rompono e che forniscono all'utilizzatore un isolamento ottimale dal calore sviluppato nell'incidente. Nomex offre un adeguato bilanciamento fra livello di protezione, comfort e durata degli indumenti e rappresenta una soluzione di notevole interesse per l'azienda che sceglie di proteggere i suoi lavoratori dagli effetti degli archi elettrici. Nomex® e Thermo-Man® sono marchi commerciali registrati di DuPont Arc-Man è un marchio commerciale di DuPont. Bibliografia[1] EC Directive 89/686/EEC, "On the approximation of the laws of the Member States relating to Personal Protective Equipment", Dec 1989. [2] A.M.Stoll, M.A.Chianta, "Method and Rating System for Evaluation of Thermal Protection", Aerospace Medicine, Vol.40, No.11, Nov 1969. [3] A.M.Stoll, M.A.Chianta, "Burn Production and Prevention in Convective and Radiant Heat Transfer", Aerospace Medicine, Vol.39, No.10, Oct 1968. [4] R.H.Lee, "The Other Electrical Hazard: Electric Arc Blast Burns", IEEE Transactions on Industry Applications, Vol.1A-18, No.3, May/June 1982. [5] "Standard Test Method for Determining the Arc Thermal Performance Value of Materials for Clothing", ASTM Standard F1959/F1959M-99, 1999. [6] "Standard Test Method for Determining the Ignitability of Non-flame-Resistant Materials for Clothing by Electric Arc Exposure Method Using Mannequins", ASTM Standard F1958/F1958M-99, 1999. [7] T.E.Neal, A.H.Bingham, R.L.Doughty, "Protective Clothing Guidelines for Electric Arc Exposure", IEEE Paper No. PCIC-96-34, p.281, 1996. [8] R.L.Doughty, T.E.Neal, T.A.Dear, A.H.Bingham, "Testing Update on Protective Clothing & Equipment for Electric Arc Exposure", IEEE Paper No. PCIC-97-35, p.323, 1997. [9] R.L.Doughty, T.E.Neal, H.Landis Floyd II, "Predicting Incident Energy to Better Manage the Electric Arc Hazard on 600 V Power Distribution Systems", IEEE Paper No. PCIC-98-36, 1998. |
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